giovedì 17 marzo 2016

Lo Yoga delle Cellule di Mère

libro aperto di Roberto Maria Sassone - 17 gennaio 2012

mereInizio passo dopo passo quest’altro viaggio in tempo reale nella ricerca di Mère, fulgido essere che insieme a Sri Aurobindo rappresenta una tappa fondamentale nell’evoluzione della Terra. Mi assumo la responsabilità di dire che chi non considera Mère alla stessa stregua di Sri Aurobindo non ha compreso il senso profondo del Purna Yoga e non ha dato ascolto alle parole stesse di Sri Aurobindo che ribadisce che Lui e la Madre sono due aspetti di una stessa manifestazione.
Prenderò spunto dall’Agenda di Mère, 13 volumi del suo diario, che dobbiamo alla solerzia ed alla determinazione di Satprem (colui che sa amare), un bretone che ha vissuto accanto a lei per più di vent’anni e ne ha raccolto le sue confidenze, registrandole e dando alla luce quest’opera davvero rivoluzionaria, al di fuori di ogni antica concezione della spiritualità, diario della nuova coscienza dell’umanità.

Scrive Sri Aurobindo nel I volume di Lettere sullo Yoga:
La mano della Madre era il simbolo della sua presenza e del suo aiuto che vi trarranno verso l’alto e vi condurranno fino in cima” (pag 218).

Questa è una delle tante asserzioni che mostra chiaramente quanto Sri Aurobindo considerasse la Madre, tanto da affidarle il lavoro più difficile, la Trasformazione del corpo.
Dobbiamo tener presente che il corpo di Mère si estendeva al corpo della Terra! Posso dire che Sri Aurobindo ha fatto discendere nel corpo della Terra il supermentale e Mère lo ha fatto penetrare nel suo corpo, impregnando di esso le sue cellule e le “cellule” del Pianeta.
La difficoltà di comprendere Sri Aurobindo e Mère sta nella nostra incapacità di liberarci da strati di false convinzioni sulla Materia e sullo Spirito. Il realtà la Materia è Spirito allo stato ancora incosciente.

mere-4Dice Mère: “Ogni punto del corpo è simbolico di un movimento interiore; è un mondo di corrispondenze sottili. (..) L’intero mondo fisico è il simbolo dei movimenti universali. Quindi il nostro corpo è il simbolo dei nostri movimenti interiori. Il mondo intero, l’intero mondo fisico è come una cristalizzazione, è una materializzazione, una cristallizzazione, dei movimenti degli altri piani dell’universo” (Conversazioni 1953, pag 74).
VOLUME I
Il primo volume dell’Agenda inizia con questa piccola poesia che Mère scrisse nel 1893, quando aveva 15 anni:

In ogni cosa, in ogni atomo
c’è la Presenza Divina.
La missione dell’uomo
è di manifestarla.”

Già così giovane, ignorando che esistesse Sri Aurobindo, il suo progetto era chiaro! Questo è anche il nostro progetto.
Desidero fare una chiarificazione: lo Yoga delle Cellule è la continuazione del Purna Yoga di Sri Aurobindo; non sono due vie diverse.
L’accento qui è messo sulle cellule proprio perchè la sadhana di Mère consisteva nel mettere in atto la trasformazione della coscienza supermentale nel corpo stesso, così come Sri Aurobindo voleva che lei facesse. Il corpo di Mère era più adatto a portare avanti questo processo.
Devo sottolineare che la donna ha un contatto energetico più intenso con la Vita e con l’evoluzione perchè essa stessa è l’espressione della Shakti, ovvero dell’energia dell’universo, della creazione, della manifestazione. Non è un caso che nel ventre della donna avviene il processo alchemico della nascita di ogni nuova vita!
simbolo di Mère
simbolo di Mère
In questo viaggio attraverso l’Agenda cercherò di sottolineare le tappe fondamentali di Mère attraverso le quali desumere gli elementi radicali per creare una nostra disciplina. La difficoltà di percorrere la sadhana dello Yoga Integrale consiste appunto nella sua caratteristica di essere una Via aperta in cui ogni ricercatore diviene un vero esploratore. Per questo Sri Aurobindo non diede tecniche ed anche Mère lasciava un’estrema libertà, pur regalandoci un potente aiuto per mezzo del mantra delle cellule OM NAMO BHAGAVATE’, di cui parlerò più avanti.

Mère era realmente in sintonia totale con Sri Aurobindo e anche Lei ‘vedeva’ il futuro dell’uomo all’insegna della nuova coscienza:

Ho avuto un’intensa esperienza. Ho visto, sentito, provato che, nonostante tutte le apparenze contrarie il mondo è in cammino verso il vero, verso il giorno in cui i poteri pubblici saranno nelle mani di coloro che posseggono l’autentico potere, il potere della Verità“. (Agenda di Mère, vol I, pag 43)

E' assolutamente certo che grazie all’influsso della luce sopramentale avverrà dapprima la trasformazione della coscienza del corpo; e che un progresso nella padronanza e nel controllo di tutti i movimenti e del funzionamento di tutti gli organi del corpo verrà soltanto in seguito; che questa padronanza diverrà a poco a poco una specie di modificazione radicale del movimento e poi della costituzione degli organi stessi (…) Quanto a ciò che alla fine dovrà prenderne il posto - allorchè i diversi organi saranno sostituiti da centri di concentrazione di forze, diverse di qualità e di natura, che agiranno ciascuna secondo un modo proprio - si tratta di un concetto ancora non ben compreso dal corpo, proprio  perchè ancora di là da venire quanto a realizzazione. Mentre il corpo può capire davvero solo quello che è sul punto di poter fare.” (Ibidem, pag 50)

Queste affermazioni di Mère sono davvero forti, ma anche molto dirette e chiare. Non è facile accettarle, se ricorriamo agli schemi che fino ad ora hanno nutrito la nostra mente.
Ma perchè ci riesce di accettare che ad una lucertola ricresca la coda o che da due piccolissime cellule nasca un individuo così complesso come è l’Uomo?
Dobbiamo avere sempre presente che è l’energia a formare la materia, che è l’energia a muovere gli universi ed ogni cellula del nostro corpo. Che le cellule stesse sono energia. Un’ameba si muove e cambia forma.
Perchè non potrebbe essere possibile ad un corpo umano non più soggetto all’irrigimento?
Non è forse vero che prima diventa disfunzionale l’energia di un chakra del nostro corpo e successivamente si presenta la malattia sul piano somatico?
Anche la scienza più avanzata riconosce ormai questa verità.

Ma per adesso questa trasformazione così radicale non ci riguarda, mentre ci riguarda fin da ora la trasformazione della coscienza del corpo, come dice Mère nella frase citata. Noi possiamo iniziare ad agire su questo processo in vari modi che vedremo man mano. Intanto però sottolineo che il mantra delle cellule è uno di questi modi.
Mère consentì a Satprem di registrare il suo mantra sei mesi prima di lasciare il corpo per dare ad ognuno la possibilità di far vibrare dentro di sé la nuova coscienza, la Coscienza Supermentale o Coscienza di Verità. Era molto vecchia e sofferente, faceva fatica a parlare.
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om-namo-bhagavaté  (Questo è il file audio del mantra)

Al centro del petto, nel nostro intimo cuore c’è una porta che si apre alla nostra anima individua, al divino che è in noi, all’ESSERE PSICHICO, come lo chiamano Sri Aurobindo e Mère. Potremmo chiamare l’Essere Psichico il maestro del nostro yoga, della nostra sadhana. E’ il centro della individualità vera, coperta dalle menzogne dell’ego che offusca ogni percezione, ogni intuizione, ogni azione.

Sri Aurobindo dice che l’essere psichico “E’ una porzione del Divino che permane di vita in vita (…) La parte psichica di noi è qualcosa che viene direttamente dal Divino ed è in contatto col Divino (…) C’è questo elemento divino in noi che rimane nascosto in tutti gli eseri viventi, ma sta nascosto dietro la coscienza ordinaria, non è sviluppato al principio e, anche se lo è, non è sempre o spesso in primo piano (…) Cresce nella coscienza facendo esperienza verso Dio, guadagnando forza ogni volta che c’è un movimento superiore in noi e infine con l’accumulazione di questi movimenti più profondi e più elevati, si sviluppa un’individualità psichica” (L’Essere Psichico, pag 22-23, Edizioni Lilaurora). 

Dice Mère: “L’anima è la scintilla divina che dimora al centro di ogni essere (…) è il Divino nell’uomo. L’essere psichico prende forma progressivamente intorno a questo centro divino (l’anima) nel corso delle sue innumerevoli vite nell’evoluzione terrestre, finchè arriva il momento in cui l’essere psichico, pienamente formato e interamente risvegliato, diventa l’involucro cosciente dell’anima attorno a cui si è formato.” (Ibidem, pag 26)

Mi sembra evidente che possiamo già identificare due punti immancabili della sadhana del purna yoga: Il mantra delle cellule e il centro psichico.

Su di essi dovremo quindi porre l’attenzione e costruire un metodo. Per quanto riguarda il mantra è ovvia la pratica del japa, ovvero la recitazione silenziosa del mantra, ripetuto mentalmente.

Dice Mère: “Per il momento fra tutte le formule mantriche, quella che agisce più direttamente su questo corpo prendendo tutte le cellule e producendo immediatamente una cosa così (gesto di vibrazione) è il mantra sanscrito OM NAMO BHAGAVATE’ (…) Tutte le cellule del corpo venivano prese da un’intensità di aspirazione (…) Il mantra ha un tale potere di trasformazione!” (Ibidem, pag 216)

Mantra delle Cellule
Mantra delle Cellule
Per quanto riguarda il contatto con l’essere psichico possiamo adoperare varie tecniche: la concentrazione sul chakra del cuore, il respiro nel cuore, delle visualizzazioni. Ma su questo punto è bene che ognuno trovi il metodo più congeniale alla propria indole.
Ciò che conta è che la pratica scelta sia accompagnata da un vero anelito, dal surrender, da un’invocazione di cuore.

L’apertura del cuore non è un atto meccanico; è una preghiera, è un atto di estrema fiducia.

Il modo migliore per ricevere qualsiasi cosa non è tirare verso di sè, ma di darsi. Se (le persone) vogliono darsi alla vita nuova, beh, la vita nuova entrerà in loro. Ma se vogliono tirare la vita nuova dentro di loro, con l’egoismo non faranno che sbarrare la porta” (Ibidem, pag 100)

Ogni atto della sadhana dovrebbe quindi essere sostenuto dall’offerta di sè, durante la meditazione, durante il japa, durante l’azione.
L’offerta di sè (il surrender) sono il crogiolo alchemico di ogni trasformazione e di ogni progresso e rendono le nostre piccole tecniche dense di significato. Senza di essa ogni tecnica è una ginnastica mentale e fisica.

Ma c’è qualcos’altro che dobbiamo inserire nel nostro yoga e che fa storcere il naso agli ’spiritualisti’.

Lo yoga cerca di bruciare le tappe, ma non sempre è possibile. Esistono in ogni essere combinazioni psicologiche che possono trovare soluzione solo attraverso l’esperienza (…) Ci sono esseri che possono, sì, entrare in comunicazione con una verità superiore (…) ma per mancanza di giudizio non si accorgono che il momento  di tale verità non è ancora arrivato, che le circostanze non sono ancora mature oppure che le condizioni in cui sono nati impediscono loro di compiere quanto sentono vero. Ma non bisogna soffocare quei grandi sogni perchè equivarrebbe a soffocare qualcosa del vostro stesso avvenire. Bisogna soprattutto rifiutare, respingere energicamente quell’aberrante moralità del ‘tanto non cambierà mai niente’. ” (Ibidem, pag 118)

Ecco che entrano in gioco le condizioni psicologiche, le varie struttura del carattere, i condizionamento che impediscono di valutare equamente, che tolgono il ‘giudizio’ ovvero la capacità di vedere se stessi e la nostra azione. Questo è il pesante velo dell’EGO con i suoi pregiudizi e con le sue proiezioni.
Non vi illudiate che meditando ore ogni giorno tutto questo scomparirà. Se non si comprende del tutto questo punto la Ricerca diventa una ’sacra commedia’. Le intuizioni autentiche invece di aprire ad una coscienza più vera e libera, nutrono l’orgoglio, la presunzione, il potere personale.
Bisogna fare anche e soprattutto il ‘lavoro psicologico’.

Le formazioni mentali erano ben conosciute dai sistemi tradizionali. Vritti (lett. dal sanscrito vortice, o attività circolare senza inizio né fine) è un termine che nell’Induismo (in particolare nelle correnti dello Yoga) definisce le onde di pensieri che la mente genera in modo incessante ed inconsapevole, e che ne impediscono il vero utilizzo.
Sono perturbazioni del pensiero e della mente emotiva che hanno il potere di generare continuamente Maya, l’illusione della realtà, che fanno scambiare una corda arrotolata per un serpente, che generano frustrazione, sconforto, accanimento, intolleranza e tutto il brulicare di fantasie che spingono l’essere umano in ogni direzione, tranne che verso se stesso.
agendaNel Buddhismo, soprattutto nella tradizione Theravadha, il lavoro sullo scioglimento delle formazioni mentali è fondamentale. Niente voli pindarici dunque, niente trascendenze gratificanti, ma verità nuda.

La sadhana del ricercatore che percorre la via del Purna Yoga ha anche la caratteristica di non essere uno yoga solitario, volto solo a se stesso. Pensare in questi termini è tradire lo spirito dello Yoga Integrale che invece è al servizio della Terra e del Divino.
Le precedenti vie iniziatiche per evitare che il basso livello evolutivo dell’Uomo frenasse i Ricercatori proponeva l’isolamento.

Dice Mère che “Anche chi cercasse nel proprio yoga di liberarsi completamente dello stato di coscienza terrestre e umano resterebbe legato comunque, almeno nel subconscio, alle condizioni d’insieme, che hanno un potere frenante, che tirano indietro” (Ibidem, pag 124).

Anche chi abbandona tutto è soggetto a questa legge e Jung lo sapeva bene quando ci parlò dell’inconscio collettivo che ci unisce tutti.

Ecco perchè Sri Aurobindo - continua Mère - ha detto che è necessario un duplice movimento; cioè che allo sforzo di progresso e di realizzazione individuali deve unirsi uno sforzo di innalzare l’insieme e di fargli fare un progresso indispensabile al maggior progresso dell’individuo: un progresso di massa (…) in grado di consentire all’individuo di fare un passo avanti in più. E adesso vi dirò che è stato proprio per questo che avevo pensato all’utilità di fare delle meditazioni in comune: perchè potevano contribuire a creare un’atmosfera generale un po meglio organizzata…” (Ibidem, pag 124, 125)

Non dobbiamo dimenticare che l’originalità della ricerca di Sri Aurobindo e Mère è nella loro visione del corpo. Il corpo è il fulcro del Purna Yoga. Ma devo chiarire la differenza tra il modo di concepire ed utilizzare il corpo nella vecchia spiritualità e il senso di esso nella nuova spiritualità.
Il corpo era considerato un ostacolo alla realizzazione spirituale a causa dei suoi istinti, dei suoi bisogni e di tutte le memorie ataviche impresse in esso. Quindi le varie scuole esoteriche cercavano o di saltarlo a piè pari, portandosi su piani di coscienza trascendenti, o di addomesticarlo affinchè non facesse più sentire la sua voce. Invece per Sri Aurobindo e Mère il corpo contiene il seme della futura evoluzione.

Il corpo è coscienza da risvegliare e può supermentalizzarsi, ovvero essere al servizio della supermente, anzichè della mente. La coscienza del corpo è nella Coscienza individuale. Quindi dobbiamo dire, per essere precisi che il corpo è nella coscienza e non che la coscienza è nel corpo.

Esistono libertà di ogni sorta - dice Mère - C’è una libertà mentale, una libertà vitale, una libertà spirituale. Ma c’è una libertà completamente nuova, diventata possibile con la Manifestazione supermentale: la libertà del corpo. (…) E quando dico libertà, non si tratta di una percezione psicologica né di uno stato interiore di coscienza. Si tratta di ben altro e di molto meglio. Si tratta di un fenomeno nuovo nel corpo, nelle cellule del corpo (…) Il corpo com’è normalmente vive sempre con l’impressione di non essere padrone di se stesso: le malattie gli entrano dentro senza che esso possa contrastarle davvero (…) L’unico potere che ha il corpo è di difendersi (…) Ebbene, con la manifestazione supermentale il corpo è accaduto nel corpo qualcosa di nuovo: il corpo ha sentito di essere padrone di se stesso, di tenere i piedi davvero per terra.” (Ibidem, pag 128 - 129)
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A questo punto vi sottolineo una differenza sostanziale tra lo yoga tradizionale ed il Purna Yoga, differenza che preferisco trasmettervi attraverso le parole di Mère, visto che il mio compito in questo libro aperto è soltanto quello di accompagnarvi attraverso i numerosi scritti di questa donna eccezionale:

Quando si fa lo yoga una delle prime esperienze - l’esperienza della kundalini, come la chiamano qui in India - è appunto quella dell’elevazione della coscienza, che rompe la durissima corazza alla sommità del cranio per emergere finalmente nella Luce (…) Ebbene, con la manifestazione supermentale questa esperienza è avvenuta nel corpo.”

(continua)

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