Incontro con la “senzanaso”
Ormai ero convinta che in quell’ospedale c’erano un prete positivo e uno negativo, ed era proprio quello negativo che si “affannava” in tenuta ginnica a passare nelle stanze dei degenti. Lo vidi spesso soffermarsi più a lungo del solito in una delle stanze del mio reparto dove era ospitata una ragazza in gravi condizioni. Mi capitò di sentire da “Stella del Mattino” che la ragazza secondo lei non sarebbe riuscita a passare la notte.
Non potevo sopportare l’idea che il fosse il prete negativo a darle l’estrema unzione. Pensavo che l’anima di Patrizia (questo era il nome della ragazza) non sarebbe stata inviata nelle braccia di Gesù.
Non trovai subito il coraggio di avvicinarmi a lei e chiesi alla madre di dirmi il nome di sua figlia perché volevo pregare per lei. La donna era davvero affranta, molto provata. Quando seppe della mia intenzione, pur se con riluttanza (anche lei aveva perso la Fiducia) mi disse che sua figlia si chiamava Patrizia e che non era giusto che stesse in quello stato.
Mi diressi giù in cappella e pregai con tutto il cuore che fosse Gesù a ricevere la sua anima.
“Se questo è il tuo volere per la sorte di Patrizia, per favore sii tu stesso ad accoglierla. Non lasciarla in altre mani...”
Lo supplicai di occuparsi direttamente della ragazza e di non permettere a quel prete di deviare il suo cammino prossimo. Oltretutto lui non portava alcun conforto (se fosse stato altrimenti la madre, pur se affranta dal dolore di dover seppellire presto sua figlia sarebbe stata perlomeno leggermente sollevata ,mentre invece io l’avevo trovata anche sfiduciata, arrabbiata, impaurita...).
Quando tornai su in reparto trovai pure il coraggio di andare a salutare Patrizia prima che fosse troppo tardi e potessi poi avere il rimpianto di non averlo fatto (troppe volte è capitato questo!). Naturalmente chiesi il permesso di sua madre e degli altri parenti che erano intorno al suo letto. Le poggiai la mia mano sulla sua con l’intenzione di trasmetterle quella fiducia che sentivo dentro di me con la speranza che la percepisse. La carezzai. Era freddissima. Il calore emanato dalla mia mano parve darle fastidio e con fatica si liberò. Era stanca di vegetare, di trovarsi in quella condizione.
“Ciao” le dissi semplicemente, poi salutai tutti e me ne andai. Non smisi di chiedere a Gesù di attenderla...
Quella è stata la prima volta in vita mia che ho percepito forte la presenza della “senzanaso” (così mio nonno aveva soprannominato la morte!). La sensazione che ho provato era mista a tante altre: paura di vivere un travaglio del genere, dispiacere per quella ragazza così giovane, dispiacere per il dolore dei genitori e fratelli, ineluttabilità, normalità di fronte alla “sensanaso” che tutti prima o poi dobbiamo affrontare...
Il cancro aveva sconfitto la vitalità di Patrizia. Ma cos’era questo cancro che prima conoscevo soltanto di nome e ora invece era presente anche nella mia vita? E non solo! Nello stesso periodo in cui ero in ospedale per gli accertamenti del caso, venni a sapere che anche altre persone a me vicine erano state colpite da questa malattia terribile.
Mia cognata aveva il cancro.
Quattro miei cari amici avevano il cancro.
Il padre di mio cognato aveva il cancro.
Di noi, soltanto in tre ce la siamo cavata. Gli altri non sono riuscita a salutarli poco prima che se ne andassero: non era stato per paura, ma razionalmente nemmeno so spiegare bene perché ho rifiutato di visitarli quando stavano per intraprendere il grande viaggio di ritorno. Soltanto mia cognata sono riuscita a salutare pochi giorni prima che partisse, ma già non parlava più. Dormiva sotto l’effetto della morfina.
Nel momento esatto in cui lei se ne andò io mi trovavo a 40 km di distanza, e pur senza una telefonata venni a saperlo ugualmente, attraverso un messaggio impalpabile. Probabilmente si diventa più sensibili o più percettivi in certi particolari frangenti di vita...
Con lei avevo avuto un rapporto particolarmente felice. Ci eravamo piaciute già dal primo incontro, ci sentivamo intellettualmente affini. Abbiamo cominciato quasi da subito a comunicare scrivendoci lettere. Un modo insolito lo so. Anzi, di solito fra cognate non si va neanche tanto d’accordo, e invece noi ci scrivevamo le missive! Ma d’altra parte era l’unico mezzo che avevamo a disposizione per dedicarci con calma e concentrazione l’una all’altra, visto che quando ci incontravamo (durante i pranzi di famiglia) non riuscivamo a starcene per conto nostro a chiacchierare di cose che interessavano ad entrambe. Infatti, pur se non potevamo fare a meno di ritagliarci pochi minuti per appartarci e continuare le nostre “chiacchierate intellettuali” (così le chiamavamo noi), gli altri parenti ci sgridavano perché non partecipavamo alla grande confusione del momento. Quella che si può venire a creare quando si sta in venti e anche di più (fra adulti e bambini) in una casa.
Lei era stata colpita da un tipo di cancro diverso da quello che aveva colpito me, e diverso era stato anche quello che aveva stravolto la vita dei miei amici e del padre di mio cognato. Continuavo a chiedermi: ma cos’è il cancro? Dovevo informarmi di più. Dovevo saperne di più. Sapere è potere. E sapere forse mi avrebbe un po’ tranquillizzata, o forse mi avrebbe spronata ad agire per il meglio, in qualche modo a me ancora sconosciuto. Chi mi aiutò in questo fu ancora una volta Mariasole. Lei già navigava in internet (io no!) e quindi mi fece leggere man mano tutto quello che riusciva a trovare sull’argomento e che rispondesse alle domande che mi ponevo.
Cominciando dall’ABC compresi che la parola “tumore” è un vocabolo generico che non necessariamente significa cancro: un tumore benigno non è un cancro. Anche un neo è definito tumore! Dunque, il tumore può essere benigno o maligno, ma è solo nel secondo caso che viene usato il vocabolo “cancro”.
Il cancro si manifesta in tanti "modelli" diversi e non fa differenza fra gli animali quadrupedi o bipedi.
Il cancro è un anomalo sviluppo cellulare. Le cellule che formano l’essere vivente si moltiplicano per loro natura, seguendo il corso dell’evoluzione vitale.
Il cancro inganna il corpo in modo che siano le "cellule della morte" a moltiplicarsi e non le cellule della vita.
Aaahhh! Ero soltanto agli inizi della conoscenza più approfondita di questa malattia oscura e avevo già compreso che... il cancro è un truffatore!!!
1 commento:
A proposito di Suor Faustina e Gesù della Misericordia... Questa notizia non posso fare a meno di aggiungerla, primo perché mi ha ricordato l'importanza della Fiducia (il recipiente necessario per poter raccogliere la misericordia, secondo perché mi ha ricordato Giovanni Paolo, e terzo perché "sto papa m'è troppo simpatico!" anche (se non specialmente) per il suo modo di parlare "all'altro". Trovo che sia un uomo che sa fare e sa parlare (e speriamo che non cambi durante il lungo cammino nella chiesa! a buon intenditore...)
Domenica 17 Novembre 2013 -ROMA
Ecco la medicina del Papa: è la misericordina, distribuita in 20.000 scatolette durante l'Angelus a San Pietro. IL PAPA: "PRENDETE MISERICORDINA, MEDICINA PER CUORE" «Come mezzo di prevenzione si assume una volta al giorno - recita la posologia - e in casi urgenti si assume tante volte quante chiede la tua anima. La posologia è identica per bambini e adulti». Tirati in ventimila copie i «bugiardini» realizzati in italiano, polacco, inglese e spagnolo, spiegano quando ricorrere a «Misericordina - 50 grani per il cuore». E ventimila scatolette della «medicina» vengono distribuiti in piazza San Pietro dopo l'Angelus del Papa. Si tratta di 20.000 rosari, contenuti in una piccola scatoletta in tutto simile a quelle dei farmaci - con l' illustrazione di un miocardio e di un tracciato cardiaco - e accompagnati dalle istruzioni. Tra queste: «prima di usare la medicina, leggere il contenuto di questo prospetto; se è necessario leggerlo una seconda volta, e quando è necessario un consiglio o una informazione aggiuntiva, mettersi in contatto con un sacerdote». Seguono le spiegazioni su cosa sia Misericordina e quando vada usata, sulle precauzioni per l'uso, la posologia, le forme di somministrazione, le controindicazioni. Le scatolette - nate da una idea dei seminaristi polacchi devoti di santa Faustina Kowalska (la suora polacca che ha iniziato il culto della 'Divina misericordià, influenzando anche papa Wojtyla, ndr) e realizzate per impulso di padre Konrad, l'elemosiniere del Papa, hanno ricevuto l'approvazione di papa Francesco. All'Angelus il Papa ha suggerito la «Misericordina» come un «modo per concretizzare i frutti dell'Anno della fede che volge al termine. Si tratta - ha detto - di una 'medicina spiritualè chiamata 'Misericordinà. È contenuta in una scatoletta, che alcuni volontari distribuiranno mentre lasciate la piazza. C'è una corona del rosario, con la quale si può pregare anche la 'coroncina della Divina misericordià, aiuto spirituale per la nostra anima e per diffondere ovunque l'amore, il perdono e la fraternità». «Vorrei adesso - ha detto prima di consigliare la 'medicinà - consigliarvi una medicina, 'ma che, ora il Papa fa il farmacista?'». Tenendo in mano la scatolina, e agitandola per farla vedere a tutti, il Papa ha spiegato la iniziativa. «Non dimenticatevi di prenderla - ha esortato - perchè fa bene al cuore, all'anima, a tutta la vita».
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