Come dicevo, quando ero in oncologia in attesa del mio turno per sottopormi alla chemioterapia, li vedevo i manifesti affissi sulle pareti che indicavano numeri di telefono per ottenere un supporto psicologico, ma non ho mai trovato nessuno a rispondere dall’altra parte del telefono. Tuttavia non mi sono data per vinta: sapevo che mi avrebbe giovato parlarne con qualcuno. E chi meglio di coloro che si trovavano nella mia stessa condizione e che incontravo nelle sale d’attesa della medicina nucleare, della radioterapia e quant'altro? E chi meglio dei parenti degli ammalati?
Ecco, è stato così che pian piano mi sono resa conto di quanto tutto diventa molto più difficile, perché loro ci stanno dentro con tutte le scarpe (ma sempre vivendo il tutto dal di fuori, ovviamente) e quindi predominano le emozioni invece dell’obiettività. Una piccola grande differenza che però potrebbe permettere di parlare con più libertà se non fossero così travolti dalle emozioni, anzi, stravolti!
Loro vogliono solo sentire che la cura sta portando alla guarigione, e quindi si preoccupano solo di far seguire ai loro cari i necessari passi consigliati dal "protocollo"... Quindi, oltre a non riuscire a connettersi con il proprio Se superiore, si ha a che fare con queste loro pressioni psicologiche per cui l’ansia e lo stress aumentano!
Con i conoscenti o con gli amici (ne ho avuti diversi che hanno affrontato il cancro nello stesso periodo mio), si riesce a sfogarsi/parlare meglio.
Qualche esempio? Ecco allora un assaggio dei dialoghi avuti con qualche compagno di sventura, persone vicine e lontane come alcune delle mie amiche che vivono nella parte nord dell’Italia (io vivo a sud):
SMS da B. - 10/11/2005 - 8 di mattina:
“Ciao, come va? Io devo dire che mi sto riprendendo abbastanza bene. Bologna mi ha consigliato di rivolgersi al centro di Milano, così il 23 sono ancora in pellegrinaggio, poi... la solita sfilza di controlli...
Mi faccio qualche passeggiata ma poi la schiena si fa sentire, devo assolutamente dimagrire e questo è arduo.
Tu stai scrivendo, o hai cominciato a rilassarti un po’? In che modo stai in questa tua nuova definizione?
Credo che tutto questo sia un passaggio per capirci o verificarci. Certo dobbiamo cambiare...
Pensavo se c’era qualcosa che potevamo fare assieme anche se lontane. Mi piacerebbe condividere un tempo VIVO con te e non un tempo ANESTETIZZATO. Sarebbe un indice di cambiamento”.
Mio SMS di risposta:
“Aloha! i tuoi SMS sono giunti proprio mentre stavo sognando che eravamo a scuola, ma al posto dei banchi c’erano i letti... segue lettera perché ho un sacco di cose da dirti. Comunque sto ok”.
Lettera:
“Cara B., sarà stato pure un caso, ma come ti ho accennato, i tuoi sms mi sono arrivati mentre sognavo...
E’ da qualche giorno che mi alzo tardi la mattina... però me lo posso permettere: non lavoro come tu sai, e faccio la casalinga part-time con piacere!
In questi giorni a volte prendo le gocce per dormire. Devo usarle per riprendere un ritmo normale, perché purtroppo ho trascorso un periodo troppo lungo senza dormire (da aprile ad ottobre soltanto un paio di ore per notte): non volevo usare il sonnifero per essere lucida durante la preparazione alla cacciata dell’alieno. Volevo essere consapevole dell’effetto delle medicine che mi davano da prendere (ogni volta che ho cambiato ospedale, e cioè, per ben tre volte!). Volevo sapere quante me ne davano e perché, e lo volevo sapere dai medici (perché a volte gli infermieri si sbagliavano a darmi le dosi o le medicine stesse! al PTV). E volevo sapere a cosa servivano ognuna di queste e quali controindicazioni davano, e volevo essere consapevole dei passaggi (utili o inutili) che mi facevano fare tra una terapia all’altra, e dei “giri” da fare per praticare un’esame e un altro, e un altro... e un altro... Insomma, volevo “seguirmi” come avrei seguito una persona cara, durante la trafila medica (e cioè, con attenzione e lucidità).
Comunque, solo qualche volta mi sono sentita trattare come se fossi stata un “numero” e non una persona (al PTV!), un paziente e non un utente (quali ora siamo!). Questo me lo ha insegnato il primario del primo ospedale in cui sono stata ricoverata. Un medico talmente fantastico che sarebbe stato da clonare, se fosse stato possibile!
Quando sono arrivata al PTV ero lucida (e grazie a lui ero anche preparata) e ho reagito “come avrei fatto se mi fossi occupata di persona cara”. Tuttavia mi ero quasi esaurita per quanto ero esausta fisicamente - un paio d’ore a notte non sono sufficienti! - ma non ho mai perso il “controllo” di me stessa (forse solo un po’), né della situazione. Comunque, a volte ancora mi capita di non dormire (fa parte della reazione fisica alla cacciata dell’alieno credo) e perciò ho finalmente deciso di usare le goccette, ora che il peggio è passato e posso rilassarmi con più sicurezza (non essendo in balia d’infermieri distratti o di dottori lascivi). Solo che mi fanno svegliare tardi al mattino!!! ma fa niente: mica è per sempre.
Dunque, ti dicevo del sogno: eravamo a scuola, ma al posto dei banchi e delle sedie c’erano i letti (erano quelli i nostri banchi). La scuola era appena iniziata (era il primo giorno!) e gli insegnanti stavano arrivando in classe: loro erano prof. normali, che entravano in una classe normale, ed erano normali anche i nostri banchi-letto... Eppoi ho letto i tuoi sms.
Ma lo sai che da qualche tempo a questa parte non sei la sola che mi dice: “credo che tutto questo sia un passaggio per capirci o verificarci...” e “forse dobbiamo cambiare” e “probabilmente dobbiamo carpire qualcosa da questa situazione”... Anche mia cognata me lo dice! E si che la nostra è stata una esperienza in concomitanza.
Sì, dobbiamo sicuramente imparare qualcosa, e dobbiamo cambiare, e dobbiamo trasmettere, e dobbiamo prepararci...
Mi va sì, l’idea di fare qualche cosa insieme pur se stiamo lontane: non è certo quello il problema per l’idea che ho in mente. E quello che ho in mente (sul PC) è “Sanità e Santità”.
Non vorresti partecipare a scrivere questo libro basato sulle nostre esperienze?, che abbracciano tutto: dalla presa di coscienza dell’invasione dell’alieno, alla trafila medica, alla reazione psicologica, al supporto sanitario per l’assistenza psicologica, alle opinioni dei medici, alle proprie opinioni, ai metodi alternativi, alle reazioni dei parenti e all’influenza che queste hanno sugli ammalati...
Insomma, ce n’è da dire!
Sarebbe bello poter riuscire ad aiutare qualcun altro che abbia avuto la sfortuna d’imbattersi in certe situazioni.
Non che le nostre esperienze siano uguali a quelle degli altri (il male è comune ma ognuno è a se), ma le circostanze si ripetono, e inoltre non tutti sanno che...
- ora siamo utenti e non più pazienti (e questo cambia le cose di molto...);
- il pap test per essere funzionale deve essere fatto bene (e cioè, prelevando il campione in senso circolatorio e non soltanto da un lato che serve a poco);
- c’è la medicina preventiva, da protocollo, e quella alternativa;
- bisogna essere positivi sempre, ma specialmente per “aiutare la cura a fare effetto sul processo di guarigione”;
- non si deve fare un dramma quando “tocca a noi”, perché probabilmente dobbiamo imparare qualcosa..., dobbiamo cambiare qualcosa..., dobbiamo insegnare qualcosa...;
- durante la vita, bisogna comunque prepararsi all’idea della morte (perché tanto prima o poi ci tocca e non bisogna farsi trovare impreparati);
- il peggior modo di lasciare questa terra è rendersi conto di non essere immortali all’ultimo momento, e che si può anche rischiare di andarsene prima del tempo (si pensa che questo deve accadere solo in vecchiaia!);
- non è bello vivere con la sensazione di voler vivere di fretta, e rimpiangere tutto quello che non abbiamo fatto prima e che invece avremmo voluto fare...
Insomma ci stai a collaborare a questo “Blog”? Si dice così ma non so se si scrive come si dice, e comunque, si tratta di un “libro” (che si trova su internet ) scritto a più mani (sempre entrando in internet), perciò sarebbe interessante anche la collaborazione di tua sorella. Eppoi lo pubblicheremo... su internet, naturalmente!
Lo so che non ce ne intendiamo di internet ma scommetto che saremo brave ad imparare alla svelta!
NB: scrivere le mie esperienze, mi aiuta a mettere in ordine le “cose” e mi fa capire meglio il percorso che sto facendo (mi fa comprendere il perché di questo percorso e non un’altro). Riflettere su queste esperienze mi aiuta conoscere me stessa, mi fa rendere conto delle mie reazioni di fronte a..., mi fa conoscere il mio karma individuale e il mio ruolo universale, mi aiuta a vedere i prossimi passi da percorrere, mi fa fare ricapitolazioni importanti per la crescita spirituale... Non potrebbe darsi che faccia lo stesso grandioso effetto benefico di ricapitolazione anche a te e tua sorella?
Ma ora torniamo alle informazioni dei tuoi sms, ai quali faccio prima rispondere per lettera che non col ditino sul telefonino: Bologna ti ha consigliato di rivolgerti al centro di Milano... perché? Non hai “risolto” con le cure “veneziane”? E comunque sia, a Padova hai provato per niente?
Ho saputo (parlando con altri utenti mentre si faceva kemio) che c’è un’ottima struttura e buoni medici in quel di Padova, dove si sono occupati (hanno operato) di quei casi che il primario del Forlanini non si è “sentito” di operare (questo per quanto concerne i chirurghi!). Ho saputo che lo stesso medico “delle operazioni miracolose” da’ anche consigli oncologici (visto che lui stesso è affetto dall’invasione dell’alieno e che sta combattendo con farmaci sperimentali). Purtroppo non ricordo il nome di questo medico, ma se t’interessa, faccio una ricerca: cercherò di rintracciare chi mi ha passato l’informazione!
Eppoi mi dicevi...
- che dovresti dimagrire (1° cambiamento: prenditi cura del tuo corpo, non per vezzo ma per muoverti meglio!),
- perché ti fa un po’ male la schiena (2° cambiamento: prenditi cura di te stessa, non per vezzo ma per sentirti meglio!),
- ma credi che sia un’impresa ardua (3° cambiamento: sii positiva e mettiti in testa di riuscire, perché non è una questione di vanità ma di salute!).
Non hai voglia di trascorrere i prossimi 50 anni - che dici vanno bene? - nel modo che più ti fa stare meglio in tutti i sensi?
Dobbiamo essere positive, non c’è dubbio.
“Certo dobbiamo cambiare...” mi dicevi. Credo che sicuramente questa vicenda ha dato una sferzata al principio del cambiamento.
Ti abbraccio con tanto affetto.
A risentirci a presto my dear.
E ci siamo risentite a presto, sì, ma questa comunicazione non è durata troppo a lungo, anzi, ad un certo punto si è interrotta bruscamente e per anni non ci siamo più sentite, fino a due anni fa (2014).
Come avrete capito leggendo questo libro, lei non ha voluto parteciparvi e con me aveva intenzione di fare ben altro, tipo trascorrere una giornata in un centro benessere o cose coccolose di questo tipo insomma. Ma era impraticabile la cosa, in primis per la distanza.
Dunque lei non partecipò al mio progetto perché non voleva pensare al cancro, e scriverne, secondo lei, non l’avrebbe aiutata, anzi. Fatto sta che da questo modo diverso di vedere le cose siamo arrivate a capire che eravamo su due onde completamente differenti: io non aiutavo lei ad uscirne proponendole di scrivere a quattro mani, e lei non aiutava me a causa della sua indole triste. Così quando mi scrisse “siamo nella stessa lacrima” e io le risposi “non credo proprio” le cose pian piano andarono ingarbugliandosi, fino a che arrivai a dirle “aho’ stai su” (e lo stesso fece sua sorella - spesso a quanto avevo capito - che pure aveva avuto a che fare con il cancro ben prima di noi e stava reagendo a modo suo, ma senza buttarsi giù).
B. sbottò malamente con me. Non so se lo fece anche con sua sorella, tuttavia penso che reagì così perché si sentiva attaccata su due fronti su questo punto della positività, e così smise di scrivermi e di rispondere alle mie chiamate e ai miei messaggi. Accettai questa sua reazione, ma comunque ogni tanto telefonavo e parlavo con il figlio per sapere come stava (almeno lui mi dava sue notizie!). Poi due anni fa le regalarono un pc per il suo compleanno, e complice la novità, abbiamo ri-cominciato a sentirci ma molto più sporadicamente di prima.
Ecco, è stato così che pian piano mi sono resa conto di quanto tutto diventa molto più difficile, perché loro ci stanno dentro con tutte le scarpe (ma sempre vivendo il tutto dal di fuori, ovviamente) e quindi predominano le emozioni invece dell’obiettività. Una piccola grande differenza che però potrebbe permettere di parlare con più libertà se non fossero così travolti dalle emozioni, anzi, stravolti!
Loro vogliono solo sentire che la cura sta portando alla guarigione, e quindi si preoccupano solo di far seguire ai loro cari i necessari passi consigliati dal "protocollo"... Quindi, oltre a non riuscire a connettersi con il proprio Se superiore, si ha a che fare con queste loro pressioni psicologiche per cui l’ansia e lo stress aumentano!
Con i conoscenti o con gli amici (ne ho avuti diversi che hanno affrontato il cancro nello stesso periodo mio), si riesce a sfogarsi/parlare meglio.
Qualche esempio? Ecco allora un assaggio dei dialoghi avuti con qualche compagno di sventura, persone vicine e lontane come alcune delle mie amiche che vivono nella parte nord dell’Italia (io vivo a sud):
SMS da B. - 10/11/2005 - 8 di mattina:
“Ciao, come va? Io devo dire che mi sto riprendendo abbastanza bene. Bologna mi ha consigliato di rivolgersi al centro di Milano, così il 23 sono ancora in pellegrinaggio, poi... la solita sfilza di controlli...
Mi faccio qualche passeggiata ma poi la schiena si fa sentire, devo assolutamente dimagrire e questo è arduo.
Tu stai scrivendo, o hai cominciato a rilassarti un po’? In che modo stai in questa tua nuova definizione?
Credo che tutto questo sia un passaggio per capirci o verificarci. Certo dobbiamo cambiare...
Pensavo se c’era qualcosa che potevamo fare assieme anche se lontane. Mi piacerebbe condividere un tempo VIVO con te e non un tempo ANESTETIZZATO. Sarebbe un indice di cambiamento”.
Mio SMS di risposta:
“Aloha! i tuoi SMS sono giunti proprio mentre stavo sognando che eravamo a scuola, ma al posto dei banchi c’erano i letti... segue lettera perché ho un sacco di cose da dirti. Comunque sto ok”.
Lettera:
“Cara B., sarà stato pure un caso, ma come ti ho accennato, i tuoi sms mi sono arrivati mentre sognavo...
E’ da qualche giorno che mi alzo tardi la mattina... però me lo posso permettere: non lavoro come tu sai, e faccio la casalinga part-time con piacere!
In questi giorni a volte prendo le gocce per dormire. Devo usarle per riprendere un ritmo normale, perché purtroppo ho trascorso un periodo troppo lungo senza dormire (da aprile ad ottobre soltanto un paio di ore per notte): non volevo usare il sonnifero per essere lucida durante la preparazione alla cacciata dell’alieno. Volevo essere consapevole dell’effetto delle medicine che mi davano da prendere (ogni volta che ho cambiato ospedale, e cioè, per ben tre volte!). Volevo sapere quante me ne davano e perché, e lo volevo sapere dai medici (perché a volte gli infermieri si sbagliavano a darmi le dosi o le medicine stesse! al PTV). E volevo sapere a cosa servivano ognuna di queste e quali controindicazioni davano, e volevo essere consapevole dei passaggi (utili o inutili) che mi facevano fare tra una terapia all’altra, e dei “giri” da fare per praticare un’esame e un altro, e un altro... e un altro... Insomma, volevo “seguirmi” come avrei seguito una persona cara, durante la trafila medica (e cioè, con attenzione e lucidità).
Comunque, solo qualche volta mi sono sentita trattare come se fossi stata un “numero” e non una persona (al PTV!), un paziente e non un utente (quali ora siamo!). Questo me lo ha insegnato il primario del primo ospedale in cui sono stata ricoverata. Un medico talmente fantastico che sarebbe stato da clonare, se fosse stato possibile!
Quando sono arrivata al PTV ero lucida (e grazie a lui ero anche preparata) e ho reagito “come avrei fatto se mi fossi occupata di persona cara”. Tuttavia mi ero quasi esaurita per quanto ero esausta fisicamente - un paio d’ore a notte non sono sufficienti! - ma non ho mai perso il “controllo” di me stessa (forse solo un po’), né della situazione. Comunque, a volte ancora mi capita di non dormire (fa parte della reazione fisica alla cacciata dell’alieno credo) e perciò ho finalmente deciso di usare le goccette, ora che il peggio è passato e posso rilassarmi con più sicurezza (non essendo in balia d’infermieri distratti o di dottori lascivi). Solo che mi fanno svegliare tardi al mattino!!! ma fa niente: mica è per sempre.
Dunque, ti dicevo del sogno: eravamo a scuola, ma al posto dei banchi e delle sedie c’erano i letti (erano quelli i nostri banchi). La scuola era appena iniziata (era il primo giorno!) e gli insegnanti stavano arrivando in classe: loro erano prof. normali, che entravano in una classe normale, ed erano normali anche i nostri banchi-letto... Eppoi ho letto i tuoi sms.
Ma lo sai che da qualche tempo a questa parte non sei la sola che mi dice: “credo che tutto questo sia un passaggio per capirci o verificarci...” e “forse dobbiamo cambiare” e “probabilmente dobbiamo carpire qualcosa da questa situazione”... Anche mia cognata me lo dice! E si che la nostra è stata una esperienza in concomitanza.
Sì, dobbiamo sicuramente imparare qualcosa, e dobbiamo cambiare, e dobbiamo trasmettere, e dobbiamo prepararci...
Mi va sì, l’idea di fare qualche cosa insieme pur se stiamo lontane: non è certo quello il problema per l’idea che ho in mente. E quello che ho in mente (sul PC) è “Sanità e Santità”.
Non vorresti partecipare a scrivere questo libro basato sulle nostre esperienze?, che abbracciano tutto: dalla presa di coscienza dell’invasione dell’alieno, alla trafila medica, alla reazione psicologica, al supporto sanitario per l’assistenza psicologica, alle opinioni dei medici, alle proprie opinioni, ai metodi alternativi, alle reazioni dei parenti e all’influenza che queste hanno sugli ammalati...
Insomma, ce n’è da dire!
Sarebbe bello poter riuscire ad aiutare qualcun altro che abbia avuto la sfortuna d’imbattersi in certe situazioni.
Non che le nostre esperienze siano uguali a quelle degli altri (il male è comune ma ognuno è a se), ma le circostanze si ripetono, e inoltre non tutti sanno che...
- ora siamo utenti e non più pazienti (e questo cambia le cose di molto...);
- il pap test per essere funzionale deve essere fatto bene (e cioè, prelevando il campione in senso circolatorio e non soltanto da un lato che serve a poco);
- c’è la medicina preventiva, da protocollo, e quella alternativa;
- bisogna essere positivi sempre, ma specialmente per “aiutare la cura a fare effetto sul processo di guarigione”;
- non si deve fare un dramma quando “tocca a noi”, perché probabilmente dobbiamo imparare qualcosa..., dobbiamo cambiare qualcosa..., dobbiamo insegnare qualcosa...;
- durante la vita, bisogna comunque prepararsi all’idea della morte (perché tanto prima o poi ci tocca e non bisogna farsi trovare impreparati);
- il peggior modo di lasciare questa terra è rendersi conto di non essere immortali all’ultimo momento, e che si può anche rischiare di andarsene prima del tempo (si pensa che questo deve accadere solo in vecchiaia!);
- non è bello vivere con la sensazione di voler vivere di fretta, e rimpiangere tutto quello che non abbiamo fatto prima e che invece avremmo voluto fare...
Insomma ci stai a collaborare a questo “Blog”? Si dice così ma non so se si scrive come si dice, e comunque, si tratta di un “libro” (che si trova su internet ) scritto a più mani (sempre entrando in internet), perciò sarebbe interessante anche la collaborazione di tua sorella. Eppoi lo pubblicheremo... su internet, naturalmente!
Lo so che non ce ne intendiamo di internet ma scommetto che saremo brave ad imparare alla svelta!
NB: scrivere le mie esperienze, mi aiuta a mettere in ordine le “cose” e mi fa capire meglio il percorso che sto facendo (mi fa comprendere il perché di questo percorso e non un’altro). Riflettere su queste esperienze mi aiuta conoscere me stessa, mi fa rendere conto delle mie reazioni di fronte a..., mi fa conoscere il mio karma individuale e il mio ruolo universale, mi aiuta a vedere i prossimi passi da percorrere, mi fa fare ricapitolazioni importanti per la crescita spirituale... Non potrebbe darsi che faccia lo stesso grandioso effetto benefico di ricapitolazione anche a te e tua sorella?
Ma ora torniamo alle informazioni dei tuoi sms, ai quali faccio prima rispondere per lettera che non col ditino sul telefonino: Bologna ti ha consigliato di rivolgerti al centro di Milano... perché? Non hai “risolto” con le cure “veneziane”? E comunque sia, a Padova hai provato per niente?
Ho saputo (parlando con altri utenti mentre si faceva kemio) che c’è un’ottima struttura e buoni medici in quel di Padova, dove si sono occupati (hanno operato) di quei casi che il primario del Forlanini non si è “sentito” di operare (questo per quanto concerne i chirurghi!). Ho saputo che lo stesso medico “delle operazioni miracolose” da’ anche consigli oncologici (visto che lui stesso è affetto dall’invasione dell’alieno e che sta combattendo con farmaci sperimentali). Purtroppo non ricordo il nome di questo medico, ma se t’interessa, faccio una ricerca: cercherò di rintracciare chi mi ha passato l’informazione!
Eppoi mi dicevi...
- che dovresti dimagrire (1° cambiamento: prenditi cura del tuo corpo, non per vezzo ma per muoverti meglio!),
- perché ti fa un po’ male la schiena (2° cambiamento: prenditi cura di te stessa, non per vezzo ma per sentirti meglio!),
- ma credi che sia un’impresa ardua (3° cambiamento: sii positiva e mettiti in testa di riuscire, perché non è una questione di vanità ma di salute!).
Non hai voglia di trascorrere i prossimi 50 anni - che dici vanno bene? - nel modo che più ti fa stare meglio in tutti i sensi?
Dobbiamo essere positive, non c’è dubbio.
“Certo dobbiamo cambiare...” mi dicevi. Credo che sicuramente questa vicenda ha dato una sferzata al principio del cambiamento.
Ti abbraccio con tanto affetto.
A risentirci a presto my dear.
E ci siamo risentite a presto, sì, ma questa comunicazione non è durata troppo a lungo, anzi, ad un certo punto si è interrotta bruscamente e per anni non ci siamo più sentite, fino a due anni fa (2014).
Come avrete capito leggendo questo libro, lei non ha voluto parteciparvi e con me aveva intenzione di fare ben altro, tipo trascorrere una giornata in un centro benessere o cose coccolose di questo tipo insomma. Ma era impraticabile la cosa, in primis per la distanza.
Dunque lei non partecipò al mio progetto perché non voleva pensare al cancro, e scriverne, secondo lei, non l’avrebbe aiutata, anzi. Fatto sta che da questo modo diverso di vedere le cose siamo arrivate a capire che eravamo su due onde completamente differenti: io non aiutavo lei ad uscirne proponendole di scrivere a quattro mani, e lei non aiutava me a causa della sua indole triste. Così quando mi scrisse “siamo nella stessa lacrima” e io le risposi “non credo proprio” le cose pian piano andarono ingarbugliandosi, fino a che arrivai a dirle “aho’ stai su” (e lo stesso fece sua sorella - spesso a quanto avevo capito - che pure aveva avuto a che fare con il cancro ben prima di noi e stava reagendo a modo suo, ma senza buttarsi giù).
B. sbottò malamente con me. Non so se lo fece anche con sua sorella, tuttavia penso che reagì così perché si sentiva attaccata su due fronti su questo punto della positività, e così smise di scrivermi e di rispondere alle mie chiamate e ai miei messaggi. Accettai questa sua reazione, ma comunque ogni tanto telefonavo e parlavo con il figlio per sapere come stava (almeno lui mi dava sue notizie!). Poi due anni fa le regalarono un pc per il suo compleanno, e complice la novità, abbiamo ri-cominciato a sentirci ma molto più sporadicamente di prima.
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