Con mia cognata M. invece i dialoghi erano già completamente diversi, da sempre (da quando ci siamo conosciute). Abbiamo cominciato a scriverci lettere per conoscerci meglio, nonostante abitassimo nella stessa città (all'epoca i cellulari non erano così comuni e anche se lo fossero stati, di gran lunga preferivamo le care vecchie missive per comunicare con calma, con riflessione, consapevolmente...).
Ci consideravamo compagne astrali. Parlavamo delle nostre esistenze e non in senso fisico ma spirituale, e questo tutte le volte che c'incontravamo durante le "riunioni di famiglia". I nostri parenti non riuscivano a sopportarlo perché ci sottraevamo alla riunione, parlavamo di “cose assurde” e non partecipavamo alla loro confusa comunicazione astratta.
"Quando v'incontrate vi estraniate sempre! Venite qui a parlare con noi invece!" e così, per non irritare gli altri, la scelta epistolare era poi diventata d'obbligo.
Ad M. e me piaceva nutrirci delle nostre conoscenze interiori, piaceva comunicarci il nostro sentire, piaceva parlare del significato della vita e c'interrogavamo sul significato della morte, piaceva raccontarci i nostri sogni e poi interpretarli (lei i miei e io i suoi... ci risultava più facile che non interpretare ognuna i propri!). E così quando le raccontai il sogno-incubo che avevo fatto mentre ero degente al PTV, lei mi disse: “la tua fede/religione ti salverà. Non ti preoccupare, andrà tutto bene”. (Ah già, non ho specificato che le nostre fedi religiose non erano le stesse!)
Noi due li attendevamo volentieri quegli incontri di famiglia (di solito avvenivano ogni quindici giorni), specialmente perché sapevamo che incontrandoci, avremmo potuto continuare i "nostri discorsi" a tu per tu. Poi arrivò il 2005, e tutto questo cambiò repentinamente nell'arco di pochi mesi... e ora... M. è in giro per l'Universo, e sicuramente avrà trovato le risposte sulle nostre interrogazioni. E magari in questo momento sta sorridendo, mentre mi vede scrivere queste cose!
Ci consideravamo compagne astrali. Parlavamo delle nostre esistenze e non in senso fisico ma spirituale, e questo tutte le volte che c'incontravamo durante le "riunioni di famiglia". I nostri parenti non riuscivano a sopportarlo perché ci sottraevamo alla riunione, parlavamo di “cose assurde” e non partecipavamo alla loro confusa comunicazione astratta.
"Quando v'incontrate vi estraniate sempre! Venite qui a parlare con noi invece!" e così, per non irritare gli altri, la scelta epistolare era poi diventata d'obbligo.
Ad M. e me piaceva nutrirci delle nostre conoscenze interiori, piaceva comunicarci il nostro sentire, piaceva parlare del significato della vita e c'interrogavamo sul significato della morte, piaceva raccontarci i nostri sogni e poi interpretarli (lei i miei e io i suoi... ci risultava più facile che non interpretare ognuna i propri!). E così quando le raccontai il sogno-incubo che avevo fatto mentre ero degente al PTV, lei mi disse: “la tua fede/religione ti salverà. Non ti preoccupare, andrà tutto bene”. (Ah già, non ho specificato che le nostre fedi religiose non erano le stesse!)
Noi due li attendevamo volentieri quegli incontri di famiglia (di solito avvenivano ogni quindici giorni), specialmente perché sapevamo che incontrandoci, avremmo potuto continuare i "nostri discorsi" a tu per tu. Poi arrivò il 2005, e tutto questo cambiò repentinamente nell'arco di pochi mesi... e ora... M. è in giro per l'Universo, e sicuramente avrà trovato le risposte sulle nostre interrogazioni. E magari in questo momento sta sorridendo, mentre mi vede scrivere queste cose!
Nessun commento:
Posta un commento